La parola ebò deriva dalla lingua yoruba (Nigeria) e significa "offerta per un Orixà".
Ogni Orixà è onorato con offerte differenti in base alla sua natura, che vengono portate in luoghi diversi a seconda dell'entità e in momenti differenti della giornata. Il concetto di ebò/offerta rituale è strettamente legato al concetto di axè. Infatti ogni ebò è composto da elementi (frutta, candele, cibi, oggetti, ecc.) che vibrano in ragione dell'energia spirituale a cui vengono devoluti, in questo modo si crea una sorta di complicità spirituale di vibrazione in grado di influire sul piano materiale.
Ecco perché gli ebò sono spesso considerati erroneamente delle pratiche magiche, mentre invece sono rituali meditativi, preghiere olistiche che, grazie alla fede, emettono un'energia così forte da compiere in certi casi veri e propri miracoli.
Attraverso il Jogo dos Buzios i sacerdoti e le sacerdotesse, oltre a prevedere gli avvenimenti e svelare la sorte, possono anche influire e scongiurare le situazioni nefaste tramite gli ebò appropriati.
Quelli che seguono sono esempi di ebò classici eseguiti in Umbanda (nel Candomblè vi sono offerte molto più ricche e complesse) per propiziarsi la benevolenza degli Orixàs o anche solo per connettersi alla loro energia.
La questione ambientale
Col trascorrere del tempo, la questione ecologica si è fatta sempre più preponderante. Gli Orixàs sono emanazioni divine che si manifestano soprattutto negli ambienti naturali, pertanto non è assolutamente loro intenzione mettere a rischio il nostro ecosistema. La stessa Umbanda, nato come culto sincretico, è in continua evoluzione, proprio come dovrebbe esserlo la coscienza umana, dunque è necessario un approccio che tenga conto delle sfide e dei dilemmi del tempo in cui si vive, dell'epoca il cui karma si è scelto di affrontare per evolvere.
Di conseguenza, è auspicabile che QUALSIASI offerta sia costituita da elementi biodegradabili, naturali e che non arrechino tossicità o pericoli nei luoghi di entrega (consegna) dell'ebò.
È dunque vivamente consigliato l'uso di candele vegetali (purché non accese in presenza di elementi combustibili), piatti di cellulosa, bicchieri in bioplastica per le bevande (smaltendo altrove il vetro) e tovagliette bio-compostabili monouso.
Un discorso analogo e altrettanto importante vale per i sacrifici animali: se un tempo le pratiche ritualistiche di vari culti includevano l'offerta della "comida" (cibo) per le divinità, oggi occorre tracciare una nuova via. È vero che vi sono ebòs che constano di carne di animale, ma sul punto occorre chiarire due questioni fondamentali: la prima è che non necessariamente occorre compiere il gesto di uccidere l'animale per la propria offerta. Questo avveniva in un tempo in cui il rapporto tra la coscienza umana e la vibrazione animica presupponeva il mistero iniziatico del sacrificio di sangue, ma oggi non è più necessario. Perciò si può usufruire della carne senza che l'animale venga appositamente ucciso per scopi ritualistici, bensì utilizzato per la produzione alimentare della comunità.
Inoltre, giova ricordare che non necessariamente l'ebò deve includere prodotti di derivazione animale. Ad esempio, una semplice farofa per Exù, come illustrato in questa pagina, è composta da alimenti vegetali. Dunque, l'offerta va sempre "concordata" con l'Orixà (meglio se con il tramite di un intermediario quale un Pai o una Mae de Santo), in modo che il rituale non arrechi alcun disagio al fedele, privandolo del giusto stato d'animo per entrare in contatto con l'axé della divinità.
I tempi odierni impongono ecosostenibilità, niente sprechi e rispetto per la natura: gli Orixàs ve ne saranno grati!